come molti della mia generazione, forse la maggior parte, sono stata cresciuta nella convinzione che dio esistesse. unico dubbioso mio padre, ma non gli si dava troppo credito in materia anche perché non era propenso a dir troppo la sua.
poi i dubbi, le riflessioni, tanti sensi di colpa, l'angoscia del peccato ... e finalmente la consapevolezza che io non ci credo! non mi ha mai convinta questa cosa e non ci credo proprio, quindi è inutile star lì a girarci intorno, meglio lavorare sui mantra che mi sono stati inculcati sin dalla nascita e liberarsene per sempre!
in questo laborioso percorso, mi sono sentita dire di tutto, anche "ma allora sei stupida, io ti credevo una brava persona" per aver risposto a domanda diretta "io sono atea"... ma questa è un'altra storia, che si è conclusa con quella frase indegna e che mi ha fatto riflettere sul fatto che alcuni credenti sono fermamente convinti che il non credere in dio equivalga ad essere cattivi!
la nascita del mio principino mi ha costretta a pensare a come aiutarlo a non sentirsi un emarginato, anche se ormai non dovrebbe essere proprio l'unico, a pensare con la sua testa e un giorno decidere se ha bisogno o meno di un supporto di tipo religioso per rispondere ai mille dubbi della vita.
ho trovato molto interessante e ben scritto il libro di Clemente Garcia Novella "dio esiste, papà? le risposte di un padre ateo", qualche anno fa mi sarebbe stato molto utile, adesso penso che sia da divulgare ... non voglio convincere il mondo all'ateismo, mi piacerebbe solo far capire che la libertà di pensiero non preclude la bontà d'animo e l'integrità morale. ma soprattutto, che dire "io non ci credo" non è una mancanza di rispetto verso chi crede in dio, è solo un'opinione e che sarebbe bello poter godere della libertà di "non culto".